Macro | ⚡ Chip thrills ⚡
Una cattiva notizia per l'Europa, un nuovo ministro russo e un burocrate delle AI cinesi.
Buongiorno a tutti – sperando che più persone possibili abbiano colto il gioco di parole nel titolo e non mi prendano per matto : ).
Vi ricordo che da venerdì scorso è in libreria (e a breve anche pienamente disponibile presso gli e-commerce) il mio nuovo libro Il re invisibile. Storia, economia e sconfinato potere del microchip.
Domenica scorsa l’ho presentato a Torino, nel corso di un evento molto riuscito e seguito, in compagnia di Luca Balestrieri, autore dell’ottimo Tecnologie dell’impero (che vi consiglio). Settimana prossima sarò invece ospite del Festival dell’economia di Trento, per una talk sul tema “Dai microchip al 6G: come la tecnologia guida la geopolitica”. L’evento si svolgerà giovedì 23 maggio alle 18.30 presso il cortile dell'ex convento degli agostiniani in Vicolo San Marco, oggi sede dell'OCSE.
Veniamo ora alle notizie di politica internazionale, cultura, tecnologia che mi hanno colpito in questi ultimi giorni, a cominciare da una notizia che riguarda proprio i chip (strano! : ).
”Prossime generazioni”
Martedì scorso l’intera industria dei semiconduttori è stata scossa dall’annuncio di Kevin Zhang, un dirigente di TSMC, l’azienda taiwanese con una esperienza quasi insostituibile nella manifattura di chip avanzati. Secondo Zhang, TSMC sarebbe in grado di realizzare la “prossima generazione” di chip senza bisogno della “prossima generazione” di macchinari di ASML, l’azienda olandese che produce le sole macchine in grado di stampare transistor di dimensioni inferiori ai 10 nanometri. (se volete capire meglio cosa sia un transistor, come funzionino le macchine di ASML, del perché TSMC sia così importante… beh ora sapete cosa leggere).
Le ragioni della roboante dichiarazione potrebbero essere da ricercare nel fatto che la nuova generazione di macchinari di ASML è il doppio più costosa della precedente: 370 milioni di dollari per singolo esemplare! E non solo: nel 2024 ASML sarà in grado di produrne solo cinque e al momento risultano essere già state tutte vendute a Intel.
La sparata di Zhang potrebbe avere un risvolto di puro business: un messaggio in tralice per far capire ad ASML di non dare troppo per scontato quello che storicamente resta il suo migliore cliente.
Tuttavia se davvero TSMC dimostrerà di poter fare a meno di aggiornare il suo parco macchinari, la cosa avrebbe/avrà conseguenze geopolitiche non da poco per l’Europa. ASML infatti è oggi l’unica azienda europea con un elevato grado di indispensabilità all’interno della catena del valore di quella che è la tecnologia cruciale per l’intero universo della tecnologia.
Per il nostro continente, e non solo per l’Olanda, ASML rappresenta insomma un capitale non solo economico ma anche politico, l’unica autentica leva negoziale che abbiamo rispetto alle superpotenze del settore. Se la rilevanza di ASML per il futuro dei chip dovesse diminuire, diminuirebbe con essa anche quella dell’Europa (già di suo non esattamente elevata).
Economia di guerra
Come forse sapete, qualche giorno fa Putin ha sostituito il ministro della difesa Sergei Shoigu, un militare, con Andrei Belusov, un economista.
Secondo gli analisti, la scelta rivela il fatto che Putin sia ormai convinto di avere davanti una guerra ancora molto lunga che verrà decisa non tanto dal fronte ma dagli attriti tra le capacità e l’efficienza delle industrie belliche coinvolte (di fatto è già così da un anno e mezzo e, per molti versi, è stato così per tutte le guerre moderne). Si spiegherebbe dunque in tal senso la scelta di Belusov, che non è solo un economista e un personaggio vicino e fedele a Putin già dalla fine degli anni Novanta ma è un tipo particolare di economista, con una visione estremamente strutturata e stato-centrica del mercato. Insieme al rigore anti-corruzione per cui Belusov è molto noto in Russia, questa concezione rischia di sposarsi piuttosto bene con il compito di guidare un’economia di guerra, ovvero un’economia in cui lo Stato è sia motore che recettore di ultima istanza dell’output produttivo.
Qualche giorno fa il Financial Times ha pubblicato un ritratto di Belusov. Ecco un estratto.
Economista di formazione sovietica, Belousov non ha mai prestato servizio nell’esercito e ha servito Putin in vari ruoli come consigliere civile in economia.
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Un campione della politica industriale statalista e un tecnocrate senza una propria base di potere, la nomina di Belousov indica che Putin vuole un controllo più stretto sulla spesa record della Russia di 10,8 trilioni di rubli (117,2 miliardi di dollari) per la difesa – e un funzionario docile e concreto per farlo.
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È un maniaco del lavoro. È un tecnocrate. È molto onesto e Putin lo conosce molto bene”. Figlio di un importante economista sovietico, Belousov ha lavorato nel mondo accademico prima di entrare nel governo nel 1999. Ha continuato a ricoprire ruoli tra cui ministro dello sviluppo economico, consigliere economico di Putin e, più recentemente, primo vice primo ministro.
Per tutto quel tempo, Belousov ha costantemente sostenuto un ruolo forte per lo Stato nell’economia e per stimolare la sua crescita attraverso investimenti statali, tassi di interesse bassi e politiche fiscali e creditizie morbide. Ciò lo ha spesso messo in contrasto con altri importanti tecnocrati come il governatore della banca centrale Elvira Nabiullina e il ministro delle finanze Anton Siluanov, le cui politiche monetarie e fiscali da falco hanno aiutato la Russia a resistere alle sanzioni occidentali.
“Belousov era tra coloro che consideravano lo Stato il motore principale di tutto – e, allo stesso tempo, analizzava gli stessi dati che analizzavamo noi, a differenza della maggior parte degli altri economisti pro-Stato che si limitavano a destreggiarsi tra le astrazioni”, ha affermato Konstantin Sonin, economista e professore all'Università di Chicago.
Quando Belousov entrò nella pubblica amministrazione, il “soldato di Putin” prese il posto del “macroeconomista” che era in lui, secondo Sonin… Man mano che la sua statura cresceva, Belousov divenne un importante sostenitore di politiche come le tasse inaspettate sugli esportatori di materie prime della Russia, in particolare sull’industria dei metalli, e controlli sui capitali. “Non è stupido. Ha una mente matematica, ma la sua mentalità è piuttosto sovietica. Ha questa stupida idea di equità. Se qualcuno guadagna molti soldi, allora devi portarglieli via. È un po’ troppo come la Cina per i miei gusti”, ha detto un ex alto funzionario del Cremlino.
Il governo cinese e l’AI
ChinaTalk è uno dei migliori canali d’informazione per capire cosa accade nell’ecosistema tecnologico cinese, specie per ciò che riguarda la sua interazione con le complessità della politica locale.
Di recente i curatori hanno tradotto e pubblicato per intero la trascrizione di un panel ospitato a marzo fa dall'associazione no-profit 知识分子 (“L’intellettuale”). Gli ospiti del panel erano personalità di spicco della tecnologia cinese. Tra essi spiccava Xue Lan, veterano delle politiche tech di Pechino. Verso la fine dell’incontro, il moderatore gli domandato di riassumere quello che, secondo lui, è il punto di vista del governo sull’AI.
Ritengo la risposta interessante poiché smentisce alcuni luoghi comuni sull’aggressività senza scrupoli con cui la Cina starebbe perseguendo lo sviluppo dell’AI e in realtà esprime una certa, inattesa prudenza in merito.
Zhou Zhonghe: Dal punto di vista del governo, come promuovere meglio l’industria cinese dell’intelligenza artificiale?
Xue Lan: Per quanto riguarda la politica governativa sull’intelligenza artificiale, una cosa è promuovere lo sviluppo e l’altra è regolare i rischi. Quindi in realtà si tratta di due ruote che girano contemporaneamente. Penso che ormai tutti abbiano pensato agli investimenti pubblici. Ma penso che un altro punto molto importante sia come creare un ecosistema che consenta alle aziende cinesi e agli istituti di ricerca, comprese le università e altri, di integrarsi organicamente tra loro. Questo è sempre stato un problema che la Cina deve risolvere.
Ciò è particolarmente importante per il settore dell’intelligenza artificiale in Cina. Come ha appena detto il signor Zhang, pubblichiamo molti articoli e abbiamo molti brevetti. Ciò che ci manca di più è un ecosistema, e questo non può essere studiato, ha bisogno che i leader creino condizioni favorevoli affinché tutti i tipi di istituzioni e talenti possano svolgere il loro ruolo in un tale ambiente.
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A livello globale, dobbiamo istituire un meccanismo globale di prevenzione e controllo dei rischi. Ciò richiede lo sforzo congiunto di governi, imprese e istituti di ricerca. Allo stesso tempo, dobbiamo anche renderci conto che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica, ma anche una questione sociale. Coinvolge l’etica, il diritto, l’occupazione e molti altri aspetti. Abbiamo bisogno di ricerche e discussioni approfondite su questi aspetti per garantire un sano sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Per quanto riguarda la gestione del rischio e la regolamentazione, vorrei aggiungere un punto. Questa è una questione a più livelli. Innanzitutto, dovremmo raggiungere quanto prima un consenso a livello globale e formulare un meccanismo globale di prevenzione e controllo dei rischi. Ciò non è solo responsabilità del governo, ma richiede anche la partecipazione delle imprese e degli istituti di ricerca a livello globale. Sebbene tutti stiano lavorando alacremente in questa direzione, non è semplice attuare concretamente queste misure. Richiede sforzi congiunti da parte di tutti.
Su questo stesso tema potrete a breve leggere in modo più esteso e articolato anche su ōmega, la newsletter sull’intelligenza artificiale e i suoi risvolti socio-politici di cui sono co-curatore. Qui il link.