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C’è un inquietante ormai mondiale spirito di ritorno al passato, alle sue vittorie, alle sue presunte radici culturali, ai patriottismi che tutte le destre al potere si passano l’un l’altro come un palloncino che può diventare una bomba anche per un solo piccolo litigio internazionale. Se poi le grandi potenze, su larga scala, fanno la stessa cosa invocando gli imperi di un tempo, citando perfino le vittorie della seconda guerra mondiale che però di molti imperi segnò la fine, è evidente che il futuro non sia in buone mani.

Nessuna dittatura è mai stata capace di costruire il futuro, perché ne è la negazione perfetta e affoga in un passato inventato qualunque sogno di progresso sociale e culturale.

Ma noi viviamo in democrazia, dovremmo essere il caposaldo di questa straordinaria conquista e difenderla su tutta la Terra.

Lo siamo, ma quando, attraverso i doni della democrazia, si fa strada anche in Europa, una forma di autocrazia che può diventare una dittatura de facto e se la maggioranza dei cittadini non vede all’orizzonte alternative se non una modesta protesta e nessuna ambiziosa proposta, ecco che arriva una delle peggiori mutazioni genetiche del consenso che si trasforma nel solito pensiero tossico: …”mah visto che il tiro è questo, lo sarà per anni e anni, l’opposizione costruisce poco, alternative non si vedono e dato che la vita è breve, quasi quasi salto sul carro dell’inevitabile vincitore”. E dunque chi o cosa salverà il mondo da queste mostruosità che abbiamo visto arrivare ma che nessuno ha rallentato né, tanto meno,fermato? Se, come diceva il buon Feodor, “la Bellezza salverà il mondo”, questa volta la Bellezza ha un occasione irripetibile per mostrar quello che sa fare.

Dixi et salvavi anima mea, al momento è difficile far di più, temo.

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