Vi risparmio l’introduzione sul piacere di leggere in spiaggia sotto l’ombrellone o in montagna sotto un pino etc., che tanto l’avete già letta in migliaia di introduzioni a migliaia di articoli di questo tipo, e vado dritto al sodo dei consigli di lettura di questa newsletter.
Anthony Pagden - The Pursuit of Europe (Oxford University Press)
In questi anni (decenni?) in cui è difficile persino immaginare un futuro per l’Europa, è utile rivisitare le idee e gli intellettuali (tra cui il “nostro” Mazzini) che – a partire dal tardo illuminismo – hanno dato forma al moderno concetto di “Europa”. Un concetto che, fino all’Ottocento, non era affatto scontato nelle menti degli abitanti del nostro continente e che porta con sé il suo bagaglio di eredità, in alcuni casi brillanti e in altri decisamente dark e scomode.
Guillaume Pitron - La guerra dei metalli rari (Luiss University Press)
In contrasto con gli anni Dieci, tutti sleekness e iconcine digitali, questi primi anni Venti sono stati contrassegnati dalla “riscoperta” del peso delle cose e del ruolo dei materiali nei meccanismi del mondo. Questo libro, che ha il merito supplementare di essere stato scritto in “tempi non sospetti”, è una miniera (ops) di informazioni e storie sul ruolo dei cosiddetti metalli rari nelle più importanti svolte economiche ed energetiche del presente.
Alessandro Aresu - Le potenze del capitalismo politico (Nave di Teseo)
Definire questo testo importante è riduttivo. Durante la pandemia, è stato fondamentale nell’indirizzare il mio modo di guardare le cose del mondo e aiutarmi a collegare alcuni puntini. Nel 2022 Aresu ha pubblicato anche Il dominio del XXI secolo, pure molto bello e consigliato (l’ho anche recensito qui).
Matteo Vegetti – L’invenzione del globo (Einaudi)
Un grande libro per capire da dove provengono (risposta: dall’aria e dalla complessa impresa del volare) i grandi concetti e i più fondamentali sistemi della modernità. Consigliatissimo.
Joel Wainwright e Geoff Mann - Climate Leviathan (Verso)
Un libro sulle conseguenze che il tema del clima potrebbe avere sulla politica internazionale nei prossimi decenni: tra scenari che inducono all’ottimismo e altri meno, si imparano molte cose, in gran parte contro-intuitive (come sempre nei buoni libri).
Geoffrey Parker - Global Crisis (Yale University Press)
Non certo il libro più divertente e facile di tutti i i tempi ma, col suo respiro globale (cosa non comune per questo tipo di testi), ci ricorda che 1) già nel Seicento il mondo era un luogo estremamente interdipendente e in cui il clima era una variabile importante e 2) che la Storia di rado procede in modo lineare e privo di crisi. Una lezione che tendiamo ciclicamente a dimenticare.
Cesare Alemanni - La signora delle merci (LUISS University Press)
Questo non l’ho letto ma dicono sia bello. : )
Spazio link un po’ diverso dal solito, con un “best of” di articoli interessanti usciti (più o meno) di recente.
Quinn Slobodian sul modo in cui l’Arabia Saudita sta usando la sua enorme liquidità per costruire un futuro in cui convivono green economy, transizione energetica, lusso estremo, influenza geopolitica e il soft power di Cristiano Ronaldo. Un progetto che, a seconda dei punti di vista, può sembrare una specie di Wakanda “in real life” o un incubo arabo-futurista. Dal New Statesman.
Adam Tooze sull’ottantesimo anniversario dell’Operazione Gomorrah, ovvero il bombardamento di Amburgo, con così tante bombe incendiarie da raggiungere temperature pari a un’atomica. Tooze ricorda come il bombardamento fu frutto di una scelta deliberata di colpire i civili e rappresentò non solo una delle pagine più ignominiose, e rimosse, della Seconda Guerra Mondiale, ma anche una delle prime forme di espressione del “liberal militarism” anglosassone, un militarismo “aereo” e a forte vocazione tecnologica che raggiunse l’apice a Hiroshima ma che è ancora oggi assolutamente vivo e vegeto (su questi temi v. il libro di Vegetti che consiglio sopra). Da Chartbook.
La svedese Maersk e l’italo-svizzera MSC sono i due più grandi operatori di navi container al mondo. Come racconto anche nel mio libro (v. sopra :) ), questi conglomerati sono così ricchi, potenti ed essenziali per il trasporto – e quindi per l’economia – globale che le loro strategie di sviluppo possono spostare equilibri economici macroscopici. Lo spiega in questo pezzo, il Financial Times.
Anche se all’interno di alcune singole società le disuguaglianze aumentano, in termini le disuguaglianze tra i livelli di sviluppo di paesi diversi stanno riducendosi. Venti anni dopo Pomeranz, siamo in un’epoca di “grande convergenza”. Il problema è che il fenomeno è troppo astratto e complesso per essere spiegato, compreso e accettato da chi ha più da perdervi. Branko Milanovic su Foreign Affairs.
Il “problema russo” e i paradossi che una sua eventuale soluzione pone ai valori delle democrazie occidentali. Sul Grand Continent (in francese).
Supply chain, materie prime, metalli, processi industriali, protezionismo, le “cose” materiali, la “roba”, “the stuff” sono tornate protagoniste della scena politica internazionale e questa lunga conversazione tra esperti, dal titolo eloquente “The Geopolitics of Stuff” è il miglior pezzo in merito. Da Phenomenal World.
E con questo è tutto.
Vi auguro buone letture e buone vacanze, ci risentiamo a fine mese!