Macro | 📖 Lo sconfinato potere dei chip 📖
E perché ho scelto di raccontarlo nel mio nuovo libro.
Come vi avevo anticipato, oggi esce il mio nuovo libro, il secondo con Luiss University Press dopo La signora delle merci. Si intitola Il re invisibile e parla del chip — il minuscolo “re invisibile” della civiltà della computazione – della sua storia e del suo futuro, dell’epoca in cui è stato inventato, di come funziona, della stratificata industria che lo produce e del perché oggi è il manufatto più importante sul pianeta, quello intorno a cui gravitano i temi più delicati del contemporaneo: dall’addestramento delle intelligenze artificiali alla transizione energetica, dalla politicizzazione delle filiere industriali al futuro della sicurezza internazionale.
[Domenica 12 maggio dalle 14 alle 15 presentiamo Il re invisibile al Salone del Libro di Torino, presso la Sala Indaco del Padiglione Oval (link all’evento). A parlarne con me ci saranno Maria Rosaria Iovinella e Luca Balestrieri, direttore reti e piattaforme della RAI, professore Luiss e autore di Tecnologie dell’impero. Spero di incontrarvi numerosi!]
Chi mi segue da un po’ avrà notato che tra le cose che mi appassionano ci sono i presupposti materiali, e tecnici, del mondo in cui viviamo. Non solo in qualità di fenomeni che influenzano il presente ma in quanto oggetti (o concetti) dotati di una storia e di una genealogia intrinsecamente culturale. È questa curiosità che mi ha spinto a raccontare la storia della logistica nel mio precedente libro e che ora mi ha portato a scrivere di chip.
A ben vedere ci sono diverse similitudini tra i due argomenti. Entrambi, chip e logistica, sono elementi fondamentali della complessa realtà in cui viviamo ed entrambi sono a un certo punto divenuti così onnipresenti da essere stati a lungo dati quasi per scontati. Entrambi sono stati poco raccontati, se non del tutto ignorati, salvo divenire temi molto caldi nel momento in cui la pandemia ne ha rivelato il carattere di indispensabilità (contemporaneamente sottolineando il ruolo della logistica all’interno proprio della filiera dei chip).
Entrambi hanno alle spalle una storia di sviluppo (recente nel caso dei chip, secolare in quello della logistica) estremamente affascinante e significativa. Una storia che, a srotolarla, ci pone in contatto con le forze vive – del capitalismo, della scienza, della tecnica – che hanno plasmato il mondo degli ultimi secoli.
Per questo ho ritenuto che fosse interessante, e coerente con la direzione del mio lavoro, raccontare proprio i chip: i concetti basilari che regolano il loro funzionamento; gli eventi (la guerra fredda prima, la globalizzazione poi) che ne hanno determinato la traiettoria di sviluppo; i personaggi estremamente affascinanti – da John Von Neumann a Claude Shannon, da Morris Chang a Jensen Huang – che popolano la loro vicenda; i luoghi – l’America del dopoguerra, il Giappone degli anni Ottanta, la Taiwan di oggi – in cui essa si è svolta; le dinamiche tecnologiche, politiche e industriali da cui dipende il loro sviluppo (e dunque lo sviluppo di qualunque altra tecnologia, dal momento che i chip sono anima e motore di tutte).
Quello che segue dopo l’immagine è un estratto dall’introduzione dal libro che racconta un po’ meglio di cosa parla e del modo in cui lo fa.
«La tesi di questo testo è molto semplice. E ovvero che il chip sia oggi il manufatto tecnologico più determinante sul pianeta. Quello da cui irradiano le traiettorie più rilevanti per i temi decisivi di questo e dei prossimi decenni. Dall’evoluzione dei chip dipende, per esempio, tanto lo sviluppo dall’intelligenza artificiale quanto la fattibilità della transizione energetica. E tuttavia per la produzione di chip sono indispensabili processi estrattivo-produttivi che consumano notevoli quantità di energia fossile, risorse minerali e componenti chimici altamente nocivi. Conoscere il funzionamento dell’industria dei chip e delle sue catene del valore, tra le più complesse e interdipendenti del mondo, è oggi indispensabile non solo per comprendere cosa sia – e come stia cambiando – il sistema della globalizzazione ma anche per scandagliare rapporti di forza storici tra i principali paesi del mondo. In particolare quelli tra Stati Uniti e Cina, le due superpotenze che, proprio intorno alla futura evoluzione dei chip, stanno giocando una partita a scacchi decisiva per l’esito della loro rivalità.
Il paradosso del chip è che, a fronte di una domanda che cresce man mano che sempre più manufatti tecnologici si spostano dal campo del funzionamento meccanico a quello del funzionamento digitale, la continuità dello sviluppo tecnico da cui dipende il futuro dei semiconduttori è tutto fuorché assicurata. Nulla infatti garantisce che scienziati e ingegneri riusciranno a proseguire nel processo di miniaturizzazione dei chip, o meglio dei transistor che contengono, alla stessa velocità a cui ci hanno abituato nei sette decenni che ci separano dalla costruzione del primo circuito integrato. Questo costante processo di miniaturizzazione è stato finora il presupposto di ogni aumento di potere computazionale a nostra disposizione. Tuttavia esso è oggi appeso a un filo, fatto di innovazioni sempre più difficili da implementare, di macchinari iper-complessi che possono richiedere decenni di progettazione e investimenti multi-miliardari in ricerca.
Macchinari che, come vedremo, sono composti da centinaia di migliaia di pezzi e che sono quindi, a loro volta, dipendenti da catene produttive estremamente lunghe, intricate e politicamente sempre più sensibili. La traiettoria di sviluppo dei chip è talmente frastagliata e complessa che uno dei maggiori protagonisti dell’industria ha di recente definito la sua continuazione “un afflato di ottimismo condiviso”. E, in ogni caso, ammettendo che si riesca a estendere tale afflato per un altro decennio, sappiamo già che ad attenderci c’è una frontiera insormontabile: quella dell’atomo. Al di sotto della dimensione atomica, le leggi fisiche a cui rispondono gli elettroni, e che consentono il funzionamento dei chip, smettono di agire e si entra nell’ambito della fisica quantistica, delle “interazioni bizzarre” che meravigliavano, e angustiavano, Einstein. Come, e soprattutto se, riusciremo a continuare ad incrementare il potere di computazione globale oltre questa frontiera, e che cosa prenderà il posto dei chip nel futuro della tecnologia, è il tema del capitolo finale di questo libro.
I primi due sono invece dedicati alla nascita della microelettronica applicata al calcolo, seguendo un filo che ci rimanda a epoche e a contesti cruciali per lo sviluppo di tutte le tecnologie fondamentali del nostro tempo, laboratori e progetti di ricerca americani del dopoguerra, ma anche alle brillanti intuizioni logico-matematiche che costituiscono il presupposto per il funzionamento fisico dei chip e dell’intera informatica. Una vicenda che, in questo caso, si spinge indietro fino all’Ottocento e al tentativo di trovare le “leggi del pensiero” da parte di un genio autodidatta inglese.
In mezzo a questi due estremi – le prossime frontiere della computazione da un lato e le sue radici dall’altro – incontreremo innumerevoli fatti e personaggi, in alcuni casi molto noti in altri meno. Racconteremo processi come la litografia ultravioletta estrema, una delle tecniche più vertiginosamente sofisticate, ben oltre il limite del fantascientifico, mai sviluppate dall’uomo, e materiali come il silicio, il secondo elemento chimico più abbondante sul pianeta dopo l’ossigeno, vera e propria “materia grigia” dei chip, punto d’incontro e mediazione tra ecologia e tecnologia. Approfondiremo le ragioni, intrinseche alle dinamiche e ai costi di produzione dei chip, per cui l’industria dei semiconduttori si è trasformata, nel corso degli ultimi trent’anni, in una filiera globale di inconcepibile profondità: una catena del valore sconfinata per cui oggi, considerando tutti i processi e i componenti, un chip può arrivare ad attraversare settanta confini e compiere un viaggio di 25mila chilometri prima di raggiungere la sua destinazione d’uso finale. Racconteremo inoltre la storia di Taiwan, un’isola che sembra avere nel proprio destino, fin dal Cinquecento, di fungere da punto d’incontro, ma anche di torsione e tensione, tra mondi diversi e distanti, tra grandi potenze in competizione reciproca. Infine analizzeremo la “guerra” in corso tra Stati Uniti e Cina per decidere chi scriverà le prossime pagine della storia del chip.
Cercheremo insomma di mostrare in quanti e quali modi diversi l’oggetto più riprodotto nella storia della nostra specie non sia solo uno dei più influenti ma anche uno dei più affascinanti».
Ci vediamo in libreria e spero presto anche dal vivo, magari già domenica a Torino, o a una successiva presentazione (aggiornamenti sulle date via via che si delinea l’intero calendario)!