Macro | ⚡ Microchip americani, droni iraniani, elezioni indiane ⚡
E un documentario sulla Guerra Fredda.
Buon inizio di settimana!
Cominciamo dal fondamentale accordo raggiunto tra Stati Uniti e l’azienda taiwanese TSMC che, in sintesi, farà sì che i chip più avanzati al mondo vengano prodotti in una fabbrica negli Stati Uniti e non più soltanto a Taiwan. Una svolta che non è eccessivo definire storica, data la portata delle sue potenziali conseguenze che non sono solo tecnologiche ed economiche ma anche geopolitiche. Ne ho scritto, un paio di giorni fa, su Domani. Ecco un breve estratto.
[…] attraverso un aumento del 25 per cento rispetto all’investimento iniziale, ora Tsmc si dice pronta a costruire una terza fabbrica, per spostare negli Usa anche la manifattura dei semiconduttori più sofisticati. Ciò ha conseguenze notevoli: significa che gli Stati Uniti, già leader mondiali nella progettazione di chip con aziende come Nvidia, Amd e Qualcomm, riguadagnano percentuali notevoli anche nell’ambito della pura manifattura. Ciò renderebbe gli Usa l’unico paese potenzialmente autosufficiente (o quasi) a livello di fabbricazione di microchip al mondo.
Per approfondire consiglio anche questo podcast di BBC World Business, con l’intervista a Dylan Patel, il curatore dell’eccezionale newsletter Semianalysis, una delle migliori risorse sul tema dei semiconduttori che si possano trovare in rete.
In Italia segnalo invece il commento di Alessandro Aresu su Limes. Che sottolinea una questione molto importante:
Sono statunitensi sia l’azienda che ha dominato l’ultimo ciclo di domanda per i semiconduttori legato agli smartphone, Apple, sia le aziende che dominano il ciclo di aspettative, ma anche di ordini, dell’intelligenza artificiale, Nvidia e in misura minore Amd. Finché gli Stati Uniti sono un impero dei clienti, e finché dominano alcuni segmenti, non possono essere certo raggiunti da Pechino, a prescindere dalla mole di sussidi mobilitati dalla Repubblica Popolare Cinese. Il ciclo dell’intelligenza artificiale accentua, invece di indebolire, questo primato.
Infine vi ricordo che proprio i chip con la vicenda intellettuale del loro sviluppo – da Boole a Shannon, da von Neumann a Nvidia – con la loro catena del valore e il suo significato per la geopolitica globale, sono il tema del mio nuovo libro che uscirà il 10 maggio per Luiss University Press con il titolo Il piccolo re. Storia e sconfinato potere del micrcochip.
A breve, questione di giorni, dovrei essere in grado di mostrarvi anche la copertina e di comunicarvi le prime date della sua presentazione.
Le filiere dei droni iraniani
Come saprete, sabato sera l’Iran ha lanciato un esteso attacco aereo contro Israele. La stragrande maggioranza dei droni e dei missili iraniani, tuttavia, è stata intercettata in volo dal sistema anti-missilistico israeliano, il cosiddetto Iron Dome (un video del Wall Street Journal ne spiega il funzionamento).
Il fatto che l’Iran possa decidere coscientemente di “sacrificare” così tanti sistemi offensivi in un singolo atto “dimostrativo” è un testamento della prolificità della sua industria bellica, soprattutto nel campo dei droni. Un segmento in cui l’Iran è ormai un grande esportatore per paesi come Venezuela, Bolivia, Bielorussia e, soprattutto, Russia.
Di fatto, l’Iran ha raggiunto un livello di eccellenza industriale globale nell’ambito dei droni. Come è riuscito, in pochi anni, ad assemblare una simile filiera – che coinvolge consorzi pubblico/privato, accademie, centri di ricerca, aziende – e soprattutto come è riuscito a farlo nonostante le sanzioni? Lo spiega questo articolo/studio di Iran Watch (spoiler: c’entra come sempre la complessità quasi incontrollabile delle supply chain). Le più grandi elezioni della storia
Un miliardo di “aventi diritto”
L’ultimo articolo di approfondimento di Macro era dedicato alla visione geopolitica dell’India a pochi giorni dalle elezioni per eleggere un nuovo governo (a proposito: grazie di averlo letto in tanti). Come raccontavo all’inizio del testo saranno le elezioni più ampie della storia dell’umanità. 960 milioni di persone hanno potenzialmente il diritto di presentarsi alle urne. Come si organizza e gestisce la logistica (argomento che ovviamente mi è molto caro) di un evento del genere? Ve lo spiega questo video.
La guerra fredda e la bomba
Infine: un consiglio di visione. Questo week-end ho finito di guardare il documentario di Netflix, Turning Point: The Bomb and the Cold War, sulla storia della Guerra fredda e della deterrenza nucleare. Non è un documentario autoriale o super-approfondito ma ha il merito di mostrare immagini (d’archivio e non solo) straordinarie, di vantare una lista di ospiti di alto livello incredibile, di ricapitolare in modo abbastanza bilanciato lo sviluppo dei rapporti tra Stati Uniti e Russia negli ultimi ottanta anni, fino alla recente guerra in Ucraina, e di indicare con chiarezza quanto razionalmente irrazionali siano le teorie della deterrenza nucleare.
Inoltre contiene alcune storie, su tutte quella dei coniugi Rosenberg, che meritano di essere più conosciute. Questo è il trailer, per decidere se fa per voi.