Buon inizio di settimana a tutti!
Per partire un annuncio di cui sono davvero felice: venerdì 10 maggio esce il mio nuovo libro! Titolo: Il re invisibile. Storia, economia e sconfinato potere del microchip.
Dall’idea di scriverlo alla stampa è stata una corsa contro il tempo, specie per le tempistiche dell’industria editoriale, e dunque né io né l’editore (Luiss University Press) siamo riusciti ad avere, e a comunicare, con largo anticipo una data di uscita certa.
Ma ora finalmente ce l’abbiamo ed è… praticamente già qui. Così come è già qui la copertina del libro (che in versione digitale non rende giustizia ad alcuni effetti speciali cartografici che la impreziosiscono dal vivo).
Ci vediamo il 10 in libreria!
(Oltre che su Macro per un’anteprima, maggiori dettagli sui contenuti e le prime date del tour di presentazione… ma ora torniamo ai consueti link del lunedì).
La mia ultima newsletter di approfondimento, inviata sabato, parlava della situazione economica cinese, del tentativo di Pechino di sviluppare “nuove forze produttive” nei campi delle tecnologie avanzate e delle difficoltà che la Cina sta incontrando a causa di due congiunture incrociate: la crisi del mercato immobiliare e l’ostracismo dei grandi paesi occidentali, che accusano la Cina di stare spingendo, attraverso una politica di forti sussidi industriali, in direzione di “eccessi produttivi” tali da distruggere la competitività delle aziende occidentali.
Su entrambi i temi ho trovato nel week-end due validi approfondimenti che non avevo avuto modo di inserire tra i link del mio pezzo e perciò ve li segnalo ora.
Il primo, sulla questione del mercato immobiliare, è di Noah Smith, un journ-economist di tendenza neo-liberal che di solito non amo, soprattutto nella sua incarnazione più caustica su twitter, ma che in questo caso, nella sua newsletter qui su Substack, svolge un ottimo lavoro. In questo caso spiega l’importanza del real estate per l’economia cinese. Un tema che nel mio pezzo avevo soltanto accennato e che Smith approfondisce in modo notevole, portando alla luce nessi causali e finanziari profondi e interessanti. Per esempio quando scrive, in merito alla relazione tra settore immobiliare e produttività industriale:
Naturalmente, anche il valore finanziario degli immobili può influenzare in una certa misura la produzione. È probabile che le aziende manifatturiere utilizzino i loro beni immobili come garanzia per ottenere prestiti e, se il valore delle loro garanzie dovesse diminuire, potrebbero trovarsi ad affrontare una crisi finanziaria e alcune potrebbero essere costrette a chiudere. Questo è accaduto in Giappone negli anni ‘90, dopo lo scoppio della bolla immobiliare. Mi aspetto che il governo cinese intervenga per garantire che le aziende manifatturiere possano ottenere prestiti in settori strategici, ma probabilmente ci saranno alcuni settori che non otterranno il sostegno del governo e subiranno grandi sconvolgimenti.
Prosegue a questo link.
Sulla questione degli eccessi produttivi invece ho trovato questo breve (ma ricco di dati) approfondimento di Reuters che sviscera la questione e cerca di dirimere il grande dilemma: la Cina sta davvero attuando una politica di dumping per danneggiare i mercati europei e americani o le sue industrie sono semplicemente più competitive?
Come spiega il pezzo di Reuters, la questione è più politica che economica, e una risposta netta e definitiva alla questione è quasi impossibile, dal momento che i confini tra competitività “genuina” e concorrenza “sleale” sono storicamente molto difficili da tracciare e altamente suscettibili alle relazioni di potere tra Stati.
Di sicuro fa quantomeno sorridere leggere il vice-ministro delle finanze di un paese teoricamente comunista dichiarare cose come: “"La cosiddetta 'overcapacity' è una manifestazione del meccanismo di mercato in atto, dove lo squilibrio tra domanda e offerta è spesso la norma. Ciò può verificarsi in qualsiasi sistema di economia di mercato, compresi gli Stati Uniti e altri paesi occidentali, dove è accaduto più volte nella storia”.
Continua qui.
Infine concludiamo con un tema che mi è molto caro perché unisce geopolitica, economia, logistica e soprattutto i due paesi a cui ho dedicato gli ultimi post di approfondimento: la Cina, vedi sopra, e l’India.
Come forse saprete (e se avete letto il mio precedente libro La signora delle merci lo sapete di sicuro) la Cina sta costruendo da tempo una grande catena logistica nell’Oceano Indiano e nel Mar Cinese Meridionale. Una catena, parte della cosiddetta “via della seta marittima”, che ha scopo e natura non solo commerciale ma anche militare, e che qualcuno ha soprannominato “collana di perle”.
Ebbene questo piano cinese estremamente ambizioso non può che preoccupare l’India che si troverebbe (anzi si trova già) accerchiata da basi e porti cinesi, e che quindi da qualche anno sta cercando di costruire un’infrastruttura alternativa, e di contenimento della Cina, che, per contrapposizione al progetto cinese, qualcuno ha rinominato “collare di diamanti”.
Questo video riassume bene di cosa si tratta e quali sono le geografie, le economie e la geopolitica coinvolte in entrambi i progetti e le loro conseguenze per la sicurezza e le filiere globali.