Macro | π₯ Dilemmi nucleari π₯
Alcuni ragionamenti sul ruolo della deterrenza nucleare, nel discorso della geopolitica (e della cultura) contemporanea, a partire dai conflitti in corso.
Negli ultimi anni, la minaccia nucleare Γ¨ uscita dai film apocalittici per (ri)entrare nei telegiornali. Lβattacco di Netanyahu allβIran β motivato dal programma di arricchimento dellβuranio degli Ayatollah β ha aperto una nuova fase nel conflitto mediorientale. In Ucraina il fantasma atomico Γ¨ il vero nocciolo βintrattabileβ dellβintera questione, ciΓ² che ha reso possibile la cronicizzazione della guerra. Senza la possibilitΓ di agitare lo spauracchio nucleare, la Russia apparirebbe per la tigre di carta che Γ¨. E Putin lo sa bene.
La bomba atomica è così tornata a giocare un ruolo attivo nella politica internazionale, proprio come accadeva durante la Guerra Fredda. Il fatto è che quel ruolo è profondamente cambiato.
MAD
Durante la seconda metΓ del Novecento, lβequilibrio nucleare tra Stati Uniti/NATO e URSS si fondava su un principio semplice: se uno attaccava, lβaltro avrebbe risposto, e il risultato sarebbe stata la distruzione di entrambi (e potenzialmente di gran parte delle specie viventi). Questo meccanismo β formalizzato da matematici e teorici in una dottrina nota come mutual assured destruction (MAD) β non escludeva la possibilitΓ del conflitto periferico ma congelava il rischio di una guerra totale tra i due blocchi.
La MAD presupponeva una simmetria pressochΓ© totale tra gli attori coinvolti e i loro potenziali distruttivi, ma il mondo multipolare in cui viviamo Γ¨ fatto di relazioni asimmetriche, scenari regionali estremamente articolati (che talvolta riproducono, come frattali, simmetrie e schemi di alleanze piΓΉ grandi ma talaltre no) e soglie di rischio sempre meno chiare.
E cosΓ¬ osserviamo che in Ucraina, la Russia sta usando la minaccia nucleare per limitare le opzioni di risposta occidentali che avrebbero probabilmente accelerato la fine della guerra con la sconfitta di Mosca. Putin non ha usato lβarma β anche se Γ¨ confermato che a ottobre 2022 ci siamo andati vicini β ma, grazie a essa, ha aperto un βombrello strategicoβ sotto cui il conflitto ha potuto proseguire per tre anni con modalitΓ che non si vedevano dalla Prima Guerra Mondiale.
Nel caso dellβattacco israeliano allβIran, il dispositivo del pericolo atomico ha agito in senso diverso, quasi opposto, ovvero precipitando nel presente una minaccia che, fino a quel momento, era rimasta nel futuro.
Israele sta colpendo preventivamente con lβobiettivo dichiarato di impedire allβIran di acquisire capacitΓ nucleari (anche lβeventuale coinvolgimento degli USA Γ¨ legato a questo tema, a causa dellβimpenetrabilitΓ del sito di Fordow): unβaccelerazione della logica della deterrenza per cui non si tratta di scongiurare lβuso della bomba ma impedirne direttamente il suo sviluppo.
E cosΓ¬ β portata al suo estremo preventivo β la deterrenza diventa casus belli, la dottrina atomica non Γ¨ piΓΉ garanzia di congelamento delle tensioni, ma carburante per la loro proliferazione alle periferie (per ora) degli βimperiβ.
Se negli anni della Guerra Fredda la bomba serviva a sublimare i conflitti (con alcune eccezioni regionali eccellenti come il Vietnam per la America o lβAfganistan per lβURSS), oggi viene βusataβ per precipitarli (Iran) o per renderli endemici (Ucraina). AnzichΓ© dissuadere dallβazione militare, la βnuovaβ deterrenza la propaga.
La bomba come evento escatologico
Lβapparizione della bomba atomica nella storia dellβumanitΓ Γ¨ un evento profondamente βsingolareβ. Non solo per la sua effettiva potenza distruttiva, ma per il significato traumatico che da subito ha assunto la sua semplice esistenza: la possibilitΓ concreta della fine dellβumanitΓ e del suo tempo storico. βNow I am become Death, the destroyer of worldsβ β la celebre citazione di Oppenheimer β esprime perfettamente il cortocircuito tra razionalitΓ scientifica e terrore religioso che la bomba introdusse nella coscienza moderna.
In un certo senso, la costruzione della bomba atomica Γ¨ stata lβesito ultimo della traiettoria del positivismo occidentale. La ragione che, portata al suo massimo grado di applicazione, genera la possibilitΓ del suo stesso annientamento. Γ questo il nucleo escatologico β e per lβappunto la singolaritΓ β dellβatomica: rappresentare un punto oltre il quale tutte le dialettiche della storia e delle civiltΓ rischiano di dissolversi. Γ questo anche il suo nucleo strategico, che fa sΓ¬ che la sua sola βpresenzaβ renda particolarmente βintrattabiliβ i problemi geopolitici in cui si trova coinvolta. Vedi lβUcraina.
Durante la Guerra Fredda, questa consapevolezza era profondamente culturale e politicamente intatta. Lβordine mondiale si reggeva sullβidea che la fine fosse possibile in ogni momento, e che proprio tale possibilitΓ avrebbe garantito che non si verificasse. Lβorizzonte della catastrofe funzionava come una sorta di sacrario che garantiva equilibrio. La bomba aveva una funzione paradossalmente conservatrice: minacciava la fine per rimandarla.
Di recente, perΓ², qualcosa Γ¨ cambiato. La minaccia si Γ¨ logorata. Non perchΓ© la sua potenza sia diminuita β anzi β ma la sua percezione si Γ¨ banalizzata. Lβatomica Γ¨ divenuta un elemento integrato nel βdiscorsoβ della politica internazionale contemporanea. Non Γ¨ piΓΉ una sacra soglia, ma una variabile strategica discussa come tante altre. Lβatomica Γ¨ ancora capace di distruggere lβumanitΓ , o ampie porzioni di essa, ma questo al massimo suscita qualche meme (uno dei piΓΉ popolari trend in merito usa come base la copertina di questo articolo e cosΓ¬ si spiega anche la sua scelta).
La dottrina della MAD non Γ¨ mai stata solo calcoli e game theory. A renderla efficace durante la Guerra Fredda era anche una certa aura di tabΓΉ. Nellβepoca dello sdoganamento della bomba come argomento da talk show pomeridiano, sembrano rimasti solo i calcoli.
La nebbia dellβescalation
La caratteristica delle crisi di sicurezza da quando esiste lβatomica, Γ¨ che ogni attore sa che, oltre una certa soglia, si entra in un terreno qualitativamente diverso: quello dellβescalation, coi suoi meccanismi difficilmente controllabili. Questa soglia Γ¨ una nebbia. Lo Γ¨ sempre stata ma oggi β nella proliferazione di tensioni prive di chiari centri ordinatori β mancano i sistemi di orientamento.
Un conto Γ¨ brancolare nella nebbia in due, e usando una mappa su cui ci si Γ¨ accordati in anticipo, un conto Γ¨ brancolare in dieci senza ricordare piΓΉ su cosa ci si era messi dβaccordo. La deterrenza classica era fondata su codici, comportamenti e regole dβingaggio e di comunicazione chiare (se non ci fossero state, durante un paio di crisi, forse non saremmo qui). Oggi tutto ciΓ² sembra superato β come altri aspetti del vecchio sistema β e sostituito da comportamenti opachi e atteggiamenti infantili e para-mafiosi.
Il presente Γ¨ pericoloso non perchΓ© siamo effettivamente piΓΉ vicini a un conflitto atomico ma perchΓ© ogni crisi strategica Γ¨ giΓ pensata, in anticipo, come crisi nucleare, anche se non lo diventerΓ mai. Non si tratta piΓΉ di utilizzare la deterrenza per godere di dividendi di pace, ma di strumentalizzarla per alimentare stati di continua tensione.
Secondo diversi esperti di queste questioni, siamo ormai nellβera della post-deterrenza. Unβepoca in cui lβatomica non serve piΓΉ a impedire le guerre, ma anzi a renderle possibili.
Il male minore
Il vero rischio non Γ¨ tanto lβuso della bomba atomica β che resta improbabile, anche se tecnicamente possibile β ma il suo scivolamento nel linguaggio comune, nella routine del discorso politico, nellβestetica persino. Γ il fatto stesso di parlarne continuamente che produce un effetto di assuefazione morale. PiΓΉ la bomba entra nel vocabolario della gestione ordinaria, piΓΉ perde il suo carattere scandaloso. I tabΓΉ non crollano per lβuso, ma si consumano nella ripetizione.
Il problema con la banalizzazione culturale della bomba non Γ¨ tanto che renda piΓΉ probabile il suo utilizzo ma che relativizzi ogni altra violenza e forma di conflitto. Quando la possibilitΓ di un olocausto nucleare viene trattata come una variabile tra le tante, tutto ciΓ² che sta sotto di essa β cioΓ¨ ogni altra catastrofe immaginabile β finisce per apparire, tutto sommato, βtollerabileβ. Γ come se lβimmagine della distruzione totale risucchiasse tutta lβaria dalla stanza. Se lo scenario peggiore resta confinato alla potenza virtuale della bomba, allora tutto il resto β guerre iper-tecnologiche di trincea, assedi, genocidi a bassa intensitΓ , avventurismi scellerati, vaneggiare di regime change in un paese sviluppato di 90 milioni di persone β puΓ² passare sotto il radar.
Scongiurare il male maggiore garantisce lβaccettazione di quello minore, ma quello minore diventa, giorno dopo giorno, sempre piΓΉ grande. La deterrenza, che un tempo serviva a tenere a bada lβimpensabile, oggi Γ¨ divenuta alleata di una cultura della gestione dellβinaccettabile. Dato che nessuno vuole davvero lo scenario finale, tutti sembrano disposti a tollerare qualsiasi cosa βal di quaβ di quella soglia.
Se siete nuovi da queste parti, io mi chiamo Cesare Alemanni. Mi interesso di questioni allβintersezione tra economia e geopolitica, tecnologia e cultura. Per Luiss University Press ho pubblicato La signora delle merci. Dalle caravelle ad Amazon, come la logistica governa il mondo (2023), Il re invisibile. Storia, economia e sconfinato potere del microchip (2024) e Velocissima. Storia dellβautomobile da Henry Ford a Elon Musk (2025).
Grazie, si ha l'impressione che in pratica chi ha l'atomica ha la libertΓ di fare le guerre, chi non ce l'ha deve subire