Macro | π Lo standard cinese π¨π³
Il potere e il righello. Un piano di egemonia tecnica.
[Un invito prima di cominciare. Se stasera siete a Milano, dalle 19.00 presentiamo il mio libro βLa signora delle merciβ alla libreria Anarres (via Pietro Crespi, 11). A parlarne con me ci sarΓ Emiliano Audisio di Wired. Spero partecipiate numerosi.]
Vi siete mai fermati a chiedervi come sarebbe il mondo senza gli standard? Se ognuno potesse decidere di installare il tipo di presa di corrente che preferisce? O se esprimesse le dimensioni nelle unitΓ di misura che piΓΉ gli aggradano? Quanto sarebbe piΓΉ complicato fare le cose? Ottenere determinati risultati?
Non ce ne rendiamo conto ma siamo immersi in un mondo plasmato dagli standard. Lo siamo da ben prima che si usasse la parola βstandardβ. Il linguaggio stesso Γ¨, in fondo, uno standard. Possiamo dire che uno standard Γ¨ tutto ciΓ² che, attraverso un previo accordo (esplicito o meno), consente un incremento di collaborazione, coordinazione e/o comunicazione tra persone, istituzioni, dispositivi, tecnologie etc. PiΓΉ uno standard Γ¨ diffuso, ovvero piΓΉ entitΓ lo adottano, e maggiore Γ¨ il βpotere di reteβ che esso sprigiona: ovvero il beneficio di adottarlo e/o il costo di starne fuori.
Gli standard, come detto, hanno molti tratti in comune con cose come il linguaggio, i media o le leggi. In questo contesto perΓ² parliamo soprattutto di quegli standard tecnici che permettono, per esempio, lo sviluppo e la diffusione di determinate tecnologie e/o prassi socio-economiche.
Il bisogno di questo tipo di standard Γ¨ emerso a cavallo tra Otto e Novecento con la crescente complessitΓ delle macchine e dei processi industriali, dei sistemi di produzione e distribuzione di energia e dei nuovi mezzi di trasporto (a causa della ferrovia, per esempio, il tempo stesso divenne "standard). Il βbig bangβ dellβepoca degli standard fu il dopoguerra. A trauma ancora fresco, lo spirito cooperativo internazionale, soprattutto allβinterno dellβordine occidentale, era ai massimi storici. Allo scopo di diffondere accordi su standard sempre piΓΉ ampi vennero create organizzazioni come lβISO (International Standard Organization), che di certo avete sentito nominare molte volte.
Come tutte le cose a prima viste squisitamente βtecnicheβ, gli standard sono avvolti da una retorica di benevola neutralitΓ . Come se la loro propagazione fosse frutto di logiche scevre da interessi particolari o da rapporti di forza storici e fosse determinata solo in base alla maggiore o minore efficienza. La realtΓ Γ¨ diversa.
Non solo, come qualunque faccenda umana, lβadozione degli standard non Γ¨ priva di collusioni con le conformazioni del potere ma gli standard sono, in sΓ©, strumenti di incremento e diffusione di forme di potere, in primis, appunto, il βnetwork powerβ. Se per esempio, un gruppo di entitΓ (paesi, industrie, aree economiche) si accorda per uno standard circa le caratteristiche di un determinato prodotto, inevitabilmente, se vorranno commerciare con il primo gruppo, altre entitΓ dovranno adeguarsi a quello standard spendendo, spesso, denaro per farlo.
Un esempio che racconto nel mio libro Γ¨ quello del container. Sebbene esso sia presentato spesso come simbolo di una globalizzazione capace di rimpiazzare la conflittualitΓ politica e le logiche del potere con quelle della cooperazione economica e del commercio, la veritΓ Γ¨ che le attuali dimensioni del container sono una testimonianza delle configurazioni del potere dellβepoca β gli anni β60'/β70 β in cui esso venne standardizzato. La larghezza massima dei milioni di container in giro per il pianeta Γ¨ infatti pari alla larghezza massima del carico consentita sulle autostrade americane dellβepoca. Un dato che ci ricorda non solo che il container venne inventato negli USA ma anche lβinfluenza americana allβapice della guerra fredda.
Il container Γ¨ un esempio tra molti.. Negli ultimi decenni gran parte del mondo si Γ¨ dovuta adeguare, investendo molto denaro, a standard emersi nel gruppo dei paesi occidentali avanzati, una ovvia conseguenza del fatto che quei paesi erano i piΓΉ tecnologici, ricchi e influenti. E dunque non solo erano i paesi in cui si βinventavaβ il maggior numero di cose βnuoveβ, e bisognose di standard, ma, essendo i piΓΉ ricchi e influenti, erano anche i paesi con cui il resto del mondo aveva maggiore interesse economico e politico a dialogare.
Come tuttavia sappiamo, questi assetti oggi stanno cambiando. Al fianco dei paesi tradizionalmente avanzati sta crescendo un nuovo gruppo di paesi, con capacitΓ dβinnovazione e rapiditΓ di sviluppo comparabili a quello occidentale. Il capofila di questo gruppo Γ¨ ovviamente la Cina. E proprio la Cina, a oggi, ha dimostrato di aver studiato a fondo la lezione del dopoguerra e il modo in cui i paesi occidentali hanno plasmato un ampio ambito dβinfluenza, economica e politica, (anche) attraverso gli standard e le organizzazioni per la loro approvazione.
A tale scopo, nel 2018, la Cina ha lanciato unβiniziativa chiamata βChina standard 2035β che ha, si legge su China Briefing, βlβobiettivo di creare un piano per definire standard globali per le tecnologie emergentiβ.
La Cina Γ¨ molto trasparente sulla strategia dietro βChina 2035β. E ovvero:
βsvolgere un ruolo sempre piΓΉ importante nella formulazione di standard internazionali per dare forma alla direzione futura dello sviluppo tecnologico. [β¦] Essere in grado di determinare gli standard consente a un Paese di ottenere un maggiore controllo sulla progettazione dei sistemi e sullβelaborazione delle norme, oltre a garantirgli una posizione privilegiata nel mercato globale..
Negli ultimi dieci anni la Cina ha aumentato il numero di proposte ISO e IEC, con un tasso di crescita annua del 20%. Gran parte di questa crescita si concentra nei settori emergenti e ad elevata tecnologia: le intelligenze artificiali, lβinformatica quantistica, le biotecnologie, le batterie e i veicoli elettrici. Tutto ciΓ² riflette i grandi investimenti in ricerca e sviluppo che la Cina ha compiuto nellβultimo decennio. Rispetto ai quali il dominio (anche) sulla standardizzazione non Γ¨ solo una logica conseguenza ma una precisa scelta strategica.
Per imporre i propri standard, la Cina non solo ha investito in tecnologia ma anche nellβaumento del numero di propri rappresentanti allβinterno delle organizzazioni internazionali di standardizzazione. Come tanti altri fenomeni che riguardano la Cina contemporanea, la rapiditΓ e lβefficacia con cui si Γ¨ mosso il Dragone, Γ¨ frutto della sua specifica struttura politica. Laddove in Occidente, i processi di standardizzazione sono principalmente guidati da aziende private che li rendono spesso laboriosi e conflittuali, in Cina la questione dellβespansione degli standard Γ¨ estremamente βstato-centricaβ, ovvero controllata e coordinata dallβalto.
Un ulteriore vantaggio della Cina Γ¨ la vasta tradizione in tema di burocrazia su cui puΓ² contare. Essendo un paese sconfinato, popolosissimo e variegato, la Cina ha dovuto dedicare gran parte della sua Storia gli ultimi 30 anni alla creazione e alla diffusione di un sistema di standard nazionali: un precedente di cui i burocrati di Xi Jinping hanno fatto tesoro, per oliare gli ingranaggi della relazione tra politica, imprese e organizzazioni degli standard nel modo piΓΉ confacente ai piani strategici del partito.
Se il βPaese internoβ Γ¨ stata la culla della βculturaβ cinese dello standard, le strade da cui Γ¨ passata la diffusione di tale cultura allβesterno della Cina, inclusa la sua trasformazione in un potente software geopolitico, sono state soprattutto due. La prima Γ¨, molto semplicemente, la globalizzazione. Il ruolo centrale che, negli ultimi decenni, la Cina ha rivestito in innumerevoli supply chain ha posto il gigante asiatico nella condizione di imporre allβesterno lβadesione ai propri standard, nellβambito, per esempio, dei protocolli di trasporto. E dato che, come detto, per loro natura gli standard aumentano di valore con lβaumento delle entitΓ che vi partecipano, ciΓ² ha conferito alla Cina un crescente peso βstandardizzanteβ.
Se la globalizzazione Γ¨ stato il fattore implicito nella βsinizzazioneβ del mondo degli standard, la cosiddetta βvia della Setaβ, o Belt and Road Iniziative, Γ¨ stato quello piΓΉ esplicito, pianificato e discusso. Γ infatti attraverso la BRI che, nellβultimo decennio, il βnetwork powerβ degli standard cinesi Γ¨ aumentato in modo esponenziale, coinvolgendo direttamente numerosi paesi eurasiatici, tra cui, per esempio, il Pakistan. Nel mio libro, citando il sociologo Michael Mann, parlo della BRI nei termini di un progetto di βpotere infrastrutturaleβ che βmira a diffondere non solo valuta cinese ma anche simboli, competenze, culture, idiomi, legislazioni, standard, embeddandoli nel cemento delle infrastrutture materialiβ.
Con lβinterazione tra BRI e βChina Standard 2035β, Pechino diventa la prima superpotenza con ambizioni egemoniche ad utilizzare, in modo pianificato e deliberato, gli standard come strumenti della propria βpolitica di potenzaβ, come mezzi per estendere la propria influenza, ancor prima di essere divenuta, in effetti, un vero e proprio egemone. LβAmerica, per fare un paragone, divenne leader degli standard solo dopo essere divenuta la prima potenza al mondo. Non usΓ² (anche) gli standard per diventarlo.
La crescente diffusione di standard cinesi, in settori come le tecnologie informatiche, le telecomunicazione e la logistica, non Γ¨ sfuggita agli Stati Uniti e allβEuropa. Lβattrito piΓΉ visibile si Γ¨ verificato intorno alla questione del 5G ma se ne sono registrati numerosi altri, solo in settori piΓΉ anonimi e meno rivolti al pubblico. Persino intorno a norme tecniche come gli standard cβΓ¨, insomma, da qualche anno un chiaro ed evidente trend di crescente conflittualitΓ geopolitica. Al punto che i piΓΉ pessimisti non escludono che si possa arrivare alla formazione di sfere dβinfluenza che riconoscono standard incompatibili e non inter-operabili tra loro.
Il che, Γ¨ evidente, non sarebbe un fatto positivo per la cooperazione internazionale, lβeconomia e, soprattutto, per la risoluzione di problemi che oggi riguardano tutta lβumanitΓ , incluso, tra gli altri, il cambiamento climatico.
Per capire come funzionano gli standard, come si affermano e come si diffondono, e che tipo di potere β economico, sociale e politico β sprigionano, il consiglio Γ¨ di leggere Network Power del sociologo David Singh Grewal.
Per veri nerd: tutti gli standard per contenitori, incluso lo shopping container, registrati dallβISO.
Per veri nerd/2: anche per fare gli standard ci vogliono degli standard. Ecco quelli che vanno rispettati per scrivere i documenti dellβISO.
Come funzionano i container?