Macro | Micro #1 🇵🇪 Porti cinesi in Perù, lo staff di Trump e il rallentamento di OpenAI 🤖
Cose successe questa settimana
Buongiorno.
Benvenuti alla prima Micro, la nuova rubrica domenicale di Macro con link interessanti sulle cose più rilevanti accadute questa settimana (quantomeno per le lenti di questa newsletter) .
La Singapore dell’America Latina?
Cominciamo con l’inaugurazione di un mega-porto cinese in Perù, per la precisione a Chancay, testimonianza della prospettiva sempre più globale ed extra-asiatica dell’espansionismo logistico cinese, che sotto il cappello della famigerata “Belt and Road Initiative” procede a ritmo spedito (o quantomeno porta a termine progetti avviati in precedenza, come in questo caso).
Di questo porto si parlava da anni tra accuse di corruzione, preoccupazioni ambientali, ansie geo-strategiche degli Stati Uniti e speranze Peruviane di vedere Chancay diventare una nuova Singapore.
Ecco come ha dato la notizia Il Post.
Giovedì il presidente cinese Xi Jinping e quella peruviana Dina Boluarte hanno inaugurato un enorme porto nella città di Chancay, una piccola città poco a nord della capitale Lima. L’infrastruttura è stata finanziata con 1,3 miliardi di dollari dalla Cina, con l’obiettivo di agevolare il commercio diretto con l’America Latina tramite l’oceano Pacifico: Xi e Boluarte hanno anche firmato l’estensione dell’accordo di libero scambio tra i due paesi.
Il porto occupa una superficie di circa 9,2 chilometri quadrati, e comprende anche un tunnel sotterraneo lungo quasi due chilometri: per dare un’idea delle dimensioni, il porto più grande d’Europa, quello di Rotterdam, è grande circa un terzo. Secondo Xi, a regime, il porto porterà ricavi per 4,5 miliardi di dollari all’anno, creerà 8mila posti di lavoro e ridurrà i costi logistici tra Perù e Cina del 20 per cento. La prima nave partirà la prossima settimana con un carico di frutta peruviana diretto in Cina.
Tra le tante letture su come questo fatto impatti questa o quella superpotenza, mi sembra interessante proporne una locale, cioè peruviana, come quella che offre questo testo di un analista militare del Perù.
Tra l’altro si legge:
Il mega-porto di Chancay è un progetto situato nella provincia di Huaral, nella regione di Lima, vicino al porto di Callao. È stato concepito per decongestionare le operazioni portuali attualmente concentrate nel porto di Callao, che gestisce l'86,4% delle attività portuali del Perù. Nonostante la mancanza di infrastrutture stradali adeguate per il trasporto delle merci rappresenti un rischio, il progetto beneficia di terreni sufficienti e risorse finanziarie messe a disposizione da aziende private per la costruzione dell’infrastruttura e il rispetto dei requisiti specifici di progettazione.
La città di Chancay diventerà una porta d’ingresso strategica per il Perù, accogliendo carichi provenienti dalle Ande centrali, dall’est del paese e persino dalla Bolivia. Inoltre, fungerà da hub per il commercio regionale, con la capacità di ridistribuire merci verso Ecuador, Cile e Colombia. L’impatto geopolitico del porto sarà significativo a livello locale, nazionale e regionale, trasformando Huaral in un punto nevralgico per lo scambio commerciale e il transito di merci.
Progettato per ricevere mega-navi, il porto rappresenta una sfida per altre nazioni che potrebbero essere escluse dalla competizione commerciale. La vicinanza all'asse multimodale amazzonico e al corridoio bioceanico nord-orientale che collega Brasile e Perù rafforza il ruolo del porto di Chancay come centro di distribuzione nel Pacifico. Grazie alla sua posizione geostrategica privilegiata lungo la rotta verso l'Asia-Pacifico, il porto sarà un polo centrale per il commercio internazionale, attirando le principali attività commerciali globali.
Oltre ad averci scritto un libro, di questi temi (ovvero dei piani logistici cinesi e di questioni inerenti a porti e trasporti globali) mi sono occupato anche qui su Macro.
Per esempio:
Trump sceglie due falchi anti-cinesi per le cariche più importanti sugli esteri
Le due nomine di Trump che aspettavo con più apprensione erano quella di Segretario di Stato e di National Security Advisor. Da esse si può intuire quanto “aggressivo” intende essere Trump sulla scena internazionale. Ebbene da ciò che trapela (e che lo stesso Trump ha confermato) direi…”piuttosto aggressivo”.
Il ruolo di Segretario di Stato dovrebbe infatti andare a Marc Rubio, uno dei maggiori hardliner di Washington, noto per la sua durezza su questioni come le relazioni con la Cina, l’influenza degli USA in Sudamerica (il che intercetterà il tema di cui sopra) e, in generale, per una visione fortemente ideologica, e per molti versi nostalgica, del ruolo degli Stati Uniti nel mondo.
Questo articolo di Al-Jazeera sintetizza i modi in cui Rubio avrebbe ammorbidito il suo interventismo in politica estera su alcuni di questi temi, per sposare la visione “America first” di Trump, ma è innegabile che se vogliamo proprio dividere il mondo tra falchi e colombe, beh Rubio appartiene decisamente alla categoria dei primi.
La stessa cosa si potrebbe dire di Mike Waltz che sarebbe la scelta di Trump per il ruolo di National Security Advisor. Basti sapere che Waltz è un ex-berreto verde che in passato ha definito la Cina “la più grande minaccia esistenziale ma affrontata dagli USA” (ricordiamo che la definizione di “minaccia esistenziale” in ambito militare ha un significato strategico ben preciso, anche in relazione al ricorso al nucleare).
Insomma staremo a vedere. I presupposti non sono dei più rasserenanti.
In ogni caso delle posizioni di Waltz e soprattutto di quelle di Rubio sulla Cina tornerò presto a parlare su Macro.
Sicuramente uno dei dossier più caldi che i due si troveranno davanti è la questione taiwanese. Su cui ho scritto a giugno un lungo articolo, diviso in due parti. Ecco la prima.
L’AI sta rallentando?
Sono sempre più numerose le voci e le analisi di esperti che raccontano di un rallentamento – un plateau lo definirei – del miglioramento esponenziale dei “grandi modelli linguistici” con cui si addestrano le AI.
Ecco come la racconta Timothy Blee.
Quando OpenAI ha rilasciato GPT-4 nel marzo 2023, ha contribuito a consolidare la convinzione comune riguardo alle “scaling laws” (leggi di scalabilità). GPT-4 era circa 10 volte più grande del modello che alimentava il ChatGPT originale, e le sue dimensioni maggiori hanno portato a un significativo salto di prestazioni. Si dava per scontato che OpenAI avrebbe presto rilasciato GPT-5, un modello ancora più grande che avrebbe garantito un ulteriore e notevole miglioramento delle prestazioni.
Ma, 18 mesi dopo, OpenAI non ha ancora rilasciato GPT-5, e il CEO Sam Altman ha dichiarato che nessun modello chiamato GPT-5 uscirà quest’anno. OpenAI ha rilasciato diversi altri modelli con capacità impressionanti, tra cui GPT-4o a maggio e o1 a settembre. OpenAI non ha rivelato le dimensioni di questi modelli, ma si ritiene ampiamente che non siano molto più grandi del GPT-4 originale—e potrebbero persino essere più piccoli.
La situazione è simile anche presso altri importanti laboratori di intelligenza artificiale. Qualche mese fa, sia Google che Anthropic hanno aggiornato i loro modelli piccoli e medi (Sonnet 3.5 e Haiku 3.5 per Anthropic, Pro 1.5 e Flash 1.5 per Google). Tuttavia, si sta ancora aspettando un aggiornamento corrispondente per i loro modelli più grandi (Opus 3.5 per Anthropic e Ultra 1.5 per Google).
Queste tendenze hanno portato molte persone, me compreso, a chiedersi se le scaling laws stiano perdendo slancio. E, nell’ultima settimana, una serie di articoli e notizie ha fornito nuovi elementi a sostegno di questa tesi.
Ecco invece TechMarketView che offre un framing diverso della questione. Ai posteri l’ardua sentenza.
Diversi media hanno riportato che OpenAI sta rivedendo la sua strategia poiché sta registrando guadagni di prestazioni meno significativi nei suoi modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM), come quelli alla base di ChatGPT. Il modello futuro, con nome in codice Orion e successore di GPT-4, sembra rappresentare un miglioramento minore rispetto al salto qualitativo tra GPT-3 e GPT-4. Questo potrebbe rendere Orion più costoso da utilizzare in alcune applicazioni, suscitando preoccupazioni sulla scalabilità dei modelli di intelligenza artificiale. Di conseguenza, OpenAI ha formato un team dedicato a capire come addestrare ulteriormente gli LLM in un momento in cui si sta raggiungendo una "barriera dei dati".
Questo rallentamento nell'innovazione era prevedibile. L’industria degli LLM ha visto uno sviluppo rapido, ma con una crescente attenzione verso modelli più piccoli e ottimizzati, che offrono un compromesso tra costi e capacità. Inoltre, molti fornitori di piattaforme di intelligenza artificiale stanno adottando un approccio "agnostico", consentendo di passare facilmente tra diversi modelli in base alle preferenze. Questa strategia è ormai lo standard del settore.
Durante una recente conferenza sugli utili, il CTO di Palantir, Shyam Sankar, ha riassunto bene lo stato attuale del mercato degli LLM, affermando: "I modelli, sia open-source che proprietari, stanno diventando sempre più simili. Si stanno convergendo, mentre i costi per le inferenze stanno precipitando. Questo rafforza la nostra convinzione che il valore risieda negli strati applicativi e nei flussi di lavoro, dove eccelliamo."
In effetti, il focus non dovrebbe più essere sull’aumento della potenza computazionale, che sembra sufficiente al momento. È più importante applicare l’IA per risolvere problemi aziendali specifici, affrontando al contempo sfide legate a sicurezza, etica e governance. Per creare soluzioni di intelligenza artificiale efficaci, è fondamentale affinare gli LLM utilizzando dati proprietari e fonti esterne, rendendoli più contestualizzati. L'importanza dello strato applicativo, come sottolineato da Sankar, è cruciale: selezionare le aree aziendali da targettizzare con IA generativa e identificare i dati utili per affinare questi modelli sono decisioni fondamentali per il successo aziendale.
In tema di potere computazionale etc… vi ricordo la mia serie di articoli sullo “stato dell’arte della computazione” contemporanea.
Questa settimana uscirà la quarta e ultima puntata, sulle tecnologie che segneranno il futuro del campo. Qui trovate la prima.
Se siete nuovi da queste parti, io mi chiamo Cesare Alemanni. Mi interesso di questioni all’intersezione tra economia e geopolitica, tecnologia e cultura. Per Luiss University Press ho pubblicato La signora delle merci. Dalle caravelle ad Amazon, come la logistica governa il mondo (2023) e Il re invisibile. Storia, economia e sconfinato potere del microchip(2024).